Numerose, fra le pitture di Titonel, ricordano le linee e le forme delle antiche e rituali figure egizie. E in più rivelano una ricerca delle direttive profonde, ad altro livello, da cui è derivata la figura umana. Una ricerca di geometria archetipica e di luce nel piano dell'immaginario: quell'immaginario che precede lo spazio-temporale.
Figure indeterminate che si profilano in una dimensione che non è quella abituale. Per avvicinare la dimensione di Titonel è necessario prospettarsi un assieme vibratorio in cui i corpi e le immagini dello spazio-temporale vengono superate e rimangono i principi da cui esse discendono. Egli si discosta dal discorso abituale rivelando il fondo essenziale della sua personalità che è meditativo. Una meditazione che ci ricorda indirettamente molte delle linee direttive del disegno taoista cinese, ma in particolare di quello giapponese e cioè il disegno "Zen". L'arte di Titonel, in particolare quella più recente, mi ricorda i disegni Koan dello "Zen". C'è indubbiamente l'intento di avviare colui che osserva sorpreso queste figure, ad altri possibili "stati di coscienza". Sospinge a rammentarsi che la comune mentalità non può comprendere e che necessita quindi attuare un salto di qualità, non nell'irrazionale ma nel superrazionale. Queste pitture intendono essere soprattutto uno stimolo a penetrare nell'impenetrabile, a muoversi nell'immobilità, a vedere nell'oscurità, ad udire nel silenzio.
Queste ombre, questi colori, queste figure, questi buchi neri e bianchi non possono essere esaurientemente spiegati, ma vissuti come stimoli: un'esperienza al di là della spiegazione e del commento, un'esperienza intuitiva ed interiore. E quindi ecco che queste tavole, queste figure, ben più che un'insieme di immagini separate, compongono un'autentica inusitata ed inabituale sinfonia. Una sinfonia nell'interiore e che nell'esterno non può esprimersi se non con stimoli e con segni. Il tentativo e la meta di questo artista sono di porsi ad un livello che sia al di sopra della pianura e delle comuni strade della pianura stessa.
Guardando e riguardando le varie opere di Titonel, si ha netta la senzazione che egli ci trasporti in alto per vedere un panorama interiore il cui centro è dovunque. Linee geometriche, macchie di colori, promontori umani, buchi bianchi e neri simbolici, che ci ricordano porte di passaggio e aperture ad altri livelli e ad altri universi, ma nei quali il corpo umano non è più che un simbolo visibile dalle diverse angolature relative. Simboli che possono essere terrifici e forme animali incerte ed ambigue, segni di creature in "fieri" che abbagliano ed affascinano e fanno nascere problemi insolubili, cieli contraddittori ed antitetici tra loro. Che cosa intendono essere? Elementi che pongono interrogativi insolubili, nodi di Gordio, che fanno naufragare nell'immaginazione. Un'immaginazione che potrebbe trasformarsi in un molteplice ancor più proteiforme. Siamo in quelle dimensioni, appunto, che precedono lo spazio-temporale e la cui simbologia anche se intensa e creativa, si manifesta nei suoi aspetti molteplici e contraddittori.
L'unica realtà in questo spettacolo molteplice è e resta sempre punto fermo ed insopprimibile, la coscienza. Una coscienza che permane attenta, non si lega e continua a cercare. Cercare che cosa? Cercare l'essenza. È l'intento di uscire da un molteplice tentatore che si presenta nelle forme più strane, più evanescenti, contraddittorie. Un assieme fantastico che tenta di fermare e di fissare legando l'attenzione dell'artista.
Titonel cerca le fonti in quello che Goethe chiamava "Il regno delle Madri", al di là dell'informe. Ed ecco che nelle sue opere appaiono aspetti geometrici di armonia, di totalità, roteanti in un silenzio, al di là delle contraddizioni, che ci ricordano i momenti migliori delle più alte esperienze meditative. Ma tutto questo, espresso in un modo che direi nuovo e particolare, rispecchia anche il linguaggio di una trascendenza dal fenomeno. Un labirinto di immagini dentro le quali Titonel si muove e nel quale egli cerca la via d'uscita ed il significato. In questo intrico Titonel cammina e continua a camminare. Si è accorto che il segreto è nell'approfondire l'esperienza di quella luce repentina, che appare nelle sue opere, come una stella che conduce e indica che l'al-di-là autentico dalla porta d'uscita dal labirinto è nel seguire questa luce sostanziale e nell'intensificarla.